venerdì 4 dicembre 2009

Apro gli occhi e stavo piangendo...

Il freddo era abbastanza superfluo. Come il fatto di stare da solo. I muri secolari erano di ottimo contorno, questo lo concedo alla mia piccola città.

Non avevo voglia di andare verso quella balconata, lo zaino pesava troppo per riprenderlo in spalla, iniziavano a venire due goccie, e anche se l'avessi avuta probabilmente avrei visto solo grigio.

Sotto quel mezzo portico non arrivava che l'eco di un sublime rumore. Lo conoscevo, ma non lo ricordavo.
Eppure era lì davanti a me, sapevo cosa era, lo sapevo, ma ci misi un po' per dirlo a me stesso. Era Pioggia. Ed io ero solo.

Un attimo che ci penso. Chiudo gli occhi. La sento. Solo lei. Ogni ticchettio era un sussurro. Mi stava parlando. Mi perdo in lei. Mi perdo nella sua essenza.

Non ero solo. Lei era lì. Ed io ora la sentivo. La ascoltavo. La riconoscevo. E Lei...La felicità è donna...Lei lo sapeva...

Mi lascio andare, mi sta cullando. Aumenta sempre più. Cresce. Sempre più forte sempre più veloce... Escludo il resto. Solo quel suono, come se tutto si piegasse davanti a Lei. Lei, sovrastando il tutto, padrona anche del cielo.

Ancora, quel suono cresce, aumenta sempre di più sempre più intenso...Il mio cuore, sento un fremito, sento un sorriso che voleva esplodere. Lei lo sa. Una folata di vento forte, che mi bagna il volto. Acqua fredda sulla mia pelle tremante. Qualcosa in me si apre. Non so cosa era. Dimentico tutto per un istante. Sono fermo. Bagnato. Infreddolito. Estasiato. Felice.

Apro gli occhi e stavo piangendo...


"E dolcemente me ne vado nel ticchettio che scrocchia
E dolcemente me ne vado nel rumore della pioggia
Lei con la sua forza mi disegna questa lacrima
Leggera sopra il volto che riempe la mia stamina
Sembra lei che parla, lei che ora comanda
Sovrasta col rumore il cielo e la sua calma
E dolcemente me ne vado nel freddo e la sua calma
E dolcemente me ne vado nella pioggia che mi bagna
" (Bisneff)

Scusate...

Volevo raccontarvelo...

Per strada tante facce | non hanno un bel colore, | qui chi non terrorizza | si ammala di terrore, | c'è chi aspetta la pioggia | per non piangere da solo, | io son d'un altro avviso, | son bombarolo.

Fabrizio De Andrè

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