lunedì 18 marzo 2013

Elenco lungo e noioso delle cose che avrei voluto dire forse proprio a te che stai leggendo. pt. II

mica avevo finito.

4- Verso di te provo una sana, insana, onesta e maledetta invidia. Ti invidio quando mi rendo conto che la metà delle cose a cui sto pensando io ogni secondo non ti turba minimamente, ti invidio quando vedo che il centro della tua vita sembra essere la foto figa di te stesso che stai mettendo su facebook, il raccontare quante-te-ne-sei-scopate, il fine settimana in discoteca da pavone pompato. Invidio il tuo semplicistico senso del "tutto è facile", il tuo lasciarti convincere da chiunque ti butti un'esca a cui abboccare e la nonchalant con cui riesci a fregartene di quanto sia stato tutto improduttivo senza neanche accorgertene. La stessa nonchalant con la quale lo scriverai sbagliando su qualsiasi social network senza prima, nonostante la convinzione di saperne esattamente sillaba per sillaba l'esatta composizione, buttarti su un dizionario per essere sicuro di non stare a scrivere una cazzata. Invidio la tua superficialità spontanea con la quale riesci a vivere ogni giorno senza vedere le cose che altri vedono, senza pensare le cose che altri pensano, senza porca puttana ritrovarti a fare pensieri più profondi di quelli che la situazione richiede. Invidio il tuo non farti domande e lasciarti convincere dalla cose solo perchè son così da troppo per chiedersi perchè son così, invidio il tuo abbracciare una religione a caso senza averla eviscerata fino in fondo con domande troppo profonde da trovare risposte in questa vita. Il tuo essere superficialmente attratto da tutto ciò che dia una risposta impulsiva più che nel tempo, il tuo riuscire a costruire una vita hic et nunc che giorno in giorno si dimostra più produttiva e vivibile della mia, mentre io mi piego al peso di questa. Invidio il tuo basso senso di communità, il tuo scarso rispetto di qualsiasi individuo non sia identificabile con "io" e le conseguenze di questi due dati di fatto. Invidio come tu riesca a buttarti tra le braccia di chiunque, libero o no, felice o no, bello o no, simpatico o no, brillante o no, chiunque purchè soddisfi il tuo patetico "adesso" che a lungo termine sarà distrutto dal mio "un giorno" o "domani", ma su un lungo termine che NESSUNO andrà mai a confrontare e da cui NESSUNO si sentirà mai dipendente. La vita è "adesso" e del mio "domani" non frega un cazzo a nessuno. Invidio, e forse son ripetitivo, la tua medio bassa etica e le tue scarse domande in merito, il tuo non chiederti nemmeno "è giusto?", ma farlo e basta.


A che cazzo serve poi avvelenarmici così. Può il farsi domande essere una condanna?

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