mercoledì 31 dicembre 2014

Word Forward

Non mi piace essere troppo melenso, né sono solito celebrare le festività con chissà quale entusiamo.
Né fuori, né dentro.

Ponendo però questa ciclicità degli anni come occasione di rinnovo, ne approfitto per dire un cosetta.

Vorrei solo invitarvi a salutare questo 2014 ripensando a tutte quelle cose che non avete detto e ora avreste voluto dire;
insieme a tutte quelle che avete detto ed ora avreste voluto non dire.

Brindate a loro questa sera.
Che vi facciano compagnia oggi e sempre, a monito.
La barca è partita e vi ha lasciato in porto.

E mai come mentre formulavo questo post ho capito le parole che il mio Prof diceva spesso:
"La semplicità è un traguardo, non un punto di partezza".

lunedì 29 dicembre 2014

[Pseudo-review] Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate

A rischio di sembrare un po' impopolare, cosa impossibile leggendo solo io questo blog, mi butto nella mia prima review di un film, tra l'altro uscito di recente.

Questa Review contiene spoiler. Leggeri e poco importanti guardando il film nel complessivo, ma son comunque spoiler.





Con il sesto film in tredici anni, Peter Jackson si accinge a dare l'ultimo saluto ad Arda, chiudendo i libri (quelli grandi e quello piccolo) per cedere il testimone a qualcun altro o, come io spero, lasciare questo unico shot di Tolkien sul grande schermo per non dover subire reboot negli anni, né spin-off inutili tratti da frammenti che neanche il figlio è riuscito a ricostruire.


Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate è dunque il capitolo conclusivo e l'oggetto di questa pseudo-review.

[Premessa: non sono un "fissato" di Tolkien, né un "fissato" della saga. Ho apprezzato tantissimo tutto il lavoro dei primi tre film, etichettandoli come, senza troppi dubbi, la miglior trasposizione fantasy sul grande schermo. Ho, stranamente gradito il primo film de Lo Hobbit, anche se il secondo mi annoia un po'. Non sentirete "ma nel libro non era così", perchè poco me ne frega. Voglio parlare del film]




Il film inizia con una scena, abbastanza sentita almeno per quanto mi riguarda, su Bard, che si colloca senza dubbio come candidato per "il più figo del film" [anche se Gandalf è proprio duro da battere anche quando non fa un cazzo], e la sua storiella in sospeso con Smaug. Il dragone le sta suonando alla cittadella sul laghetto e lui, con tanto coraggio e pezzi di suo figlio, lo legna forte ammazzandolo.

Ora, io detesto la gente che parla ad alta voce al cinema. Come quella che applaude a fine film o che chiacchiera durante i trailer all'inizio. Però non ho potuto fare a meno di sentire come mio il commento del ragazzino che ha detto, da due file dietro di me, "ma già è morto?". Meh, la cosa divertente è che nell'ottica del film, la morte di Smaug non è neanche uno spoiler. Cioè, non frega davvero niente a nessuno di questa cosa. Trentacinque secondi e già non ne parlano più. Diciamo che è un input per la trama. Input che è completamente non necessario in questo film, durando la sequenza non più di mezz'ora. Scusa Jackson, io non ho studiato regia, ma se dal secondo filme levavi un po' di cagate e aggiungevi la morte de Smaug, mi sa che me lo pure riguardavo sano.


All'obiezione "eh, ma poi questo veniva vuoto", ho una lista di cose che poteva aggiungere che avrebbero dato consistenza al film.

Quindi Bard diventa l'eroe del popolo, si affidano a lui e lui li porta alla montagna a farsi dare soldi dai Nani, soldi che Torin gli aveva promesso.

Nel frattempo gli efli si sono accorti della morte del drago e vai che andiamo anche noi. Quindi è una festa e ci vediamo tutti ad Erebor.

Questo, dalla durata di credo 40 minuti abbondanti, forse un'ora, è l'input della trama di un film che poteva tranquillamente farne a meno.

C'è una bella scena, stile videogioco, sulla liberazione di Gandalf nel mezzo, che ho gradito, ma neanche troppo.

Poi arrivano gli orchi ed è subito festa.

Sul resto del film non vado troppo nei dettagli, una buona sintesi potrebbe essere "schiaffi". E di schiaffi ne volano tantissimi, alcuni di classe, alcuni molto epici, alcuni sentiti, come ci avevan fatto abituare i primi film, le mazzate quelle di Aragorn che ogni colpo di spada è come una carezza al nostro senso di maestosità che ci rimpicciolisce sempre più riempiendoci di ammirazione e affetto.

Il film è poi preso quasi completamente dalla battaglia. Non è una cosa nuova, Le due Torri ed Il Ritorno del Re ci avevano abituato a cose simili.
Ma su questo punto c'è, purtroppo, da discutere.
Abbiamo un film caricato con ore di battaglia, nella quale non si capisce cosa sta succedendo. Le scene sono molto chiare, la confusione dei combattimenti non è la telecamera mossa che non fa capire (come mi succede con Transformers), il problema è che non si riesce ad avere una percezione di cosa sta succedendo lontano dall'inquadratura del momento. È come se il tempo fosse fermo, vediamo nani ed elfi che mietono Orchi, ma poi il classico campo lungo ci riporta sulla scena come l'abbiamo lasciata. Le persone lontane dalla battaglia le prendiamo e riprendiamo a caso, non capendo cosa stessero facendo nel frattempo. Non c'è lo stacco su "questo lo abbiamo lasciato a fare quello", sembra come se lasciamo gli eserciti a fare delle cose e torniamo che son successe cose che non abbiamo capito, ma vabbè, intanto volan schiaffi.

Poi il focus lascia la battaglia e si concentra su un piccolo monte, con le luci del sole sul ghiacchio che, mamma mia, vi prego togliete a Peter Jackson la Computer Grafica. Cioè sti contrasti mi hanno veramente ucciso.

Ovviamente va citato che Martin Freeman è immenso come sempre e le scene dedicate al giovane della contea hanno sempre un che di caldo e piacevole. 

Comunque, questa review ha una cosa in comune con il film: non si capisce bene dove voglia andare a parare finchè non finisce.

In sintesi, cosa vorrei dire. Il film mi è piaciuto, per questo cerco di essere critico su alcuni punti. È piacevole da seguire (quello che passa sullo schermo è effettivamente lo stretto indispensabile per la trama dei personaggi principali), non ti annoia e visivamente, a volte, regale belle soddisfazioni (non ho VOLUTAMENTE parlato di Gandalf che secondo me è sempre la star - McKellen mio).

Non mi sento di screditarlo come capitolo conclusivo. Ha tanti elementi interessanti e se non l'avessi visto al cinema avrei voluto farlo. Le sequenze finali sono poi un piacere tutto "della contea", senza contare che la canzoncina finale accompagnata dagli pseudo-carboncini vale tutto il prezzo del biglietto.

I bid you all a very fond farewell...


giovedì 13 novembre 2014

Di Speranza

Un appunto a chi ha fatto i proverbi


"La speranza è l'ultima a morire"

"Chi di speranza vive, disperato muore"


Aò, ma stai tranquillo. Che ci dovrei capire io?

Cose che odio (Un po' di)

- La faciloneria
- Gli U2
- I Sigur Ros
- Il "fuori controllo"
- Il "vale tutto"
- L'entusiasmo immotivato
- I Sigur Ros
- I soprannomi finti autoattribuiti che nessuno usa, manco il proprietario
- I selfie
- Chi ha il selfie come appuntamento quotidiano
- Gli U2
- Bono Vox
- Gli U2
- L'irrefrenabile bisogno della gente di dire ciò che gli passa per la testa senza prima domandarsi "ma interesserà a qualcuno?"
- Gli stati di facebook partoriti utilizzando una procedura analoga a quella descritta nel punto precedente
- Bono Vox
- Che Woody Allen faccia un film l'anno
- Titanic
- I cinema senza Trailer

venerdì 22 agosto 2014

The timing and structure...

Faccio ancora un sacco di fatica ad accettare sta cosa del tempo. Cioè, non è che sia difficile da capire, è proprio che non ne comprendo abbastanza il senso da accettarla.

È difficile anche solo formularci pensieri. Non c'è un istante in cui uno può dire che il tempo non sta passando, non si ferma manco un secondo e la cosa odiosa è che non potrebbe fermarsi per un secondo perchè, se è fermo, un cazzo di secondo non passa. Quindi non c'è uno stato in cui puoi pensare "il tempo non sta passando".


Mi incastra 'sta cosa.

in before: vaffanculo.


sabato 8 febbraio 2014

Mantra

Alcune frasi, alcune foto sono mantra. Sono e devono esserlo. Pezzi di un tracciato dissestato da guardare quando stai cercando di ricordare chi sei.

Stretti.


lunedì 6 gennaio 2014

Anxiety

Non invidio chi ha più cose di me.

Invidio chi con quel che ha ci vive bene...